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Il gioco è più social dei social stessi? La risposta è sì.
Ma nel 2020, negli anni del boom di piattaforme come Instagram e Facebook, come è possibile asserire ciò?
Sono queste le domande che si pongono i più quando, spiazzati, si sentono dire che il gioco ha assunto una forma tutta social, emersa con chiarezza a maggior ragione nel difficile periodo del lockdown.
La premessa è necessaria: il gioco ha una insita natura sociale, essendo nato prima della cultura stessa e diventandone poi parte integrante. Se ci si pensa, il gioco è quel che accomuna uomo ed animale.
Individuale e poi condiviso, qual è la prima forma di socializzazione tra due cuccioli e due bambini? Il gioco, ovviamente. Dal gioco primitivo ai videogames odierni, stringere legami è alla base dell’idea stessa di gioco.
La trasformazione social del gioco
L’avvento dei social ha sconvolto la quotidianità di tutti, cambiandola radicalmente.
Oggi si mangia, si beve, si dorme, si visita e si fa conoscenza a suon di like e share, mi piace e condividi. Questa è la logica di Facebbok, soprattutto di Instagram, di TikTok.
Il mondo non può che adeguarsi, in tutto e per tutto: sarà mica un caso che gli aggiornamenti sul Covid-19 venivano trasmessi, dai leader dei Paesi democratici, via Facebook? Evidentemente no. Tutti gli ambienti e tutti i settori hanno così cominciato a far loro meccanismi totalmente avulsi e fino a poco tempo fa sconosciuti. Quelli, cioè, legati alla gamification.
Con questo termine si fa riferimento a tutte quelle meccaniche tipiche del mondo dei giochi, dai bonus ai premi in palio, obiettivi e livelli da superare, trasposti in contesti non ludici. Le app di fintess, per esempio, sono un modello ideale di questa nuova tendenza.
Chi della gamification ha fatto un autentico modello da seguire è l’universo dei casinò online. In che modo? Con i bonus di benvenuto, il biglietto da visita dei casinò, quelli che cioè consentono ai giocatori, nella sala da gioco virtuale, di sfruttare determinate possibilità: è come ricevere delle fiches di benvenuto, offrendo degli incentivi ai giocatori e spingendo in modo tale da spingere questi alla fidelizzazione con un determinato prodotto. Il gameplay, le innovazioni tecnologiche e audiovisive fanno poi il resto. Creano esperienza, cioè.
Si spiega in questo modo anche il successo di molti prodotti simili e giocabili gratuitamente online: Fortnite, Call of Duty, Apex Legends, sono giochi che mettono in contatto miliardi di persone a latitudini diverse, incentivandole tramite la gratuità del prodotto e un gameplay accattivante e seducente.
Proprio questi sono esempi di socialità: giocando a distanza, con un paio di cuffie, possono nascere appuntamenti fissi giornalieri, autentici legami. Come un po’ una volta si era soliti fare all’ora dell’aperitivo. Smentendo in questo modo uno dei leitmotiv sempre legati al gioco: quello di essere autentico strumento alienante. Niente di più falso, oggi come oggi. Avere un ruolo in una community videoludica, al contrario, è sinonimo di spiccate doti empatiche e relazionali. Come cambia il mondo…