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Per il Bitcoin non è un periodo brillante. Dopo aver raggiunto i massimi all’inizio dell’anno, da alcune settimane per la creazione di Satoshi Nakamoto è iniziato un notevole ripiegamento, tanto che attualmente il token è quotato intorno ai 33mila dollari. Nonostante ciò, la sua posizione può dirsi sensibilmente rafforzata nello stesso arco temporale. Andiamo a vedere il perché di questa sorta di controsenso.
Le dichiarazioni di Tudor Jones
Paul Tudor Jones è uno dei maggiori attori nel settore degli hedge fund. In particolare dirige Tudor Investment Corporation, l’azienda da lui fondata, con la quale opera nel settore della gestione patrimoniale spostando miliardi di dollari. Proprio lui, all’inizio dell’anno ha affermato di essere intenzionato a detenere almeno il 5% di BTC all’interno del suo portafogli. Parole che sono state accolte come un vero e proprio segnale, ovvero come l’accettazione dell’icona crittografica in veste di diversificatore d’investimento. Una mossa che ha presto spinto molti altri investitori istituzionali nella stessa direzione.
Il Bitcoin è ormai moneta a corso legale in El Salvador
Se le parole di Tudor Jones rappresentano un autorevole viatico per il Bitcoin, c’è stato un altro evento molto importante a sancirne l’accresciuta importanza. Stiamo parlando della decisione presa dal governo di El Salvador, che ha stabilito il corso legale del token lungo tutto il territorio nazionale, affiancandolo al dollaro statunitense.
In pratica ora nel piccolo Paese del Centro America è possibile effettuare i pagamenti con il denaro digitale. Una mossa che ha provocato notevole sensazione e una discussione molto animata al punto di spingere Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale a negare il proprio appoggio ad una decisione secondo loro molto rischiosa.
L’adozione di massa delle criptovalute è ormai prossima?
Il Bitcoin Law, questo il nome del provvedimento salvadoregno, non è però che l’ultimo atto di una situazione sempre più propizia agli asset virtuali che hanno ormai da tempo assunto una rilevante importanza in America Latina, tanto da sostituirsi al denaro tradizionale.
Un trend particolarmente evidente in Paesi come Argentina, Venezuela e Colombia. Ove i livelli inflattivi troppo elevati sono combattuti da lavoratori e pensionati convertendo appena possibile i propri emolumenti non solo in Bitcoin, ma anche in Ethereum e altri token che si dimostrano in grado di contrastare la perdita di potere d’acquisto che affligge pesos, bolivar e altre divise fiat.
Una tendenza ufficializzata del resto da Nicholas Maduro. Il Presidente del Venezuela non solo ha promosso la criptovaluta nazionale, il Petro, ma ha anche accelerato al massimo la digitalizzazione dell’economia nazionale. Decisione che presto potrebbe essere seguita da altri governi, soprattutto se lo yuan digitale progettato da Pechino dovesse avere il successo pronosticato. Il che andrebbe anche a vantaggio del Bitcoin, sancendone la validità come strumento monetario teso all’inclusione di coloro che oggi sono esclusi dal sistema finanziario.