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(Adnkronos) – Durante la conferenza per sviluppatori Microsoft Build 2025 a Seattle, un dipendente dell’azienda ha interrotto il discorso di apertura del CEO Satya Nadella, protestando contro i contratti di fornitura tecnologica stipulati da Microsoft con il governo israeliano. L’intervento, avvenuto nei primi minuti del keynote, ha visto il manifestante gridare slogan a favore della Palestina prima di essere accompagnato fuori dalla sala senza che Nadella interrompesse la sua presentazione. L’autore della protesta è Joe Lopez, ingegnere informatico nel team Azure Hardware Systems da quattro anni. Il gesto si inserisce in una campagna di contestazione più ampia, denominata “No Azure for Apartheid”, condotta da attuali ed ex dipendenti Microsoft contrari alla collaborazione dell’azienda con il Ministero della Difesa israeliano. Alla protesta ha partecipato anche un ex dipendente Google già coinvolto in precedenti manifestazioni analoghe contro i contratti cloud di Google con Israele. Poco dopo l’interruzione del keynote, Lopez ha diffuso un’email interna indirizzata a migliaia di colleghi e alla dirigenza, nella quale ha espresso la sua profonda disillusione verso l’azienda, accusandola di complicità nei crimini di guerra in corso nella Striscia di Gaza. Lopez si è detto “sconvolto dal silenzio della leadership”, accusando Microsoft di ignorare le evidenze sull’utilizzo della propria tecnologia da parte dell’esercito israeliano a fini bellici. Secondo il suo messaggio, l’infrastruttura cloud Azure potrebbe essere sfruttata per attività di sorveglianza e operazioni militari lesive dei diritti umani. La protesta si colloca temporalmente a pochi giorni da una dichiarazione ufficiale di Microsoft in cui l’azienda ha reso noto di aver completato una revisione interna, supportata anche da una società esterna non nominata, circa l’impiego della propria tecnologia nei contesti di conflitto. Secondo quanto riportato, Microsoft non avrebbe riscontrato alcuna violazione dei propri termini di servizio o del codice etico sull’uso dell’intelligenza artificiale, e ha descritto il rapporto con il Ministero della Difesa israeliano come “di natura commerciale standard”. Tuttavia, il gruppo “No Azure for Apartheid” contesta apertamente queste conclusioni, ritenendole prive di trasparenza e finalizzate a ripulire l’immagine pubblica dell’azienda. Gli attivisti fanno riferimento a inchieste giornalistiche che descrivono l’impiego da parte dell’esercito israeliano di tecnologie Microsoft e OpenAI per attività di sorveglianza di massa, analisi automatica di contenuti audio e testuali, e operazioni di targeting militare. Le proteste interne a Microsoft si sono intensificate nelle ultime settimane. Due ex dipendenti avevano già interrotto l’evento per il 50° anniversario dell’azienda, accusando pubblicamente i vertici di trarre profitto dal conflitto e di alimentare, tramite l’IA, azioni di violenza sistemica. In quell’occasione era stato interpellato anche l’ex CEO Bill Gates. Nel suo lungo messaggio, Lopez si è rivolto direttamente ai colleghi, esortandoli a non restare in silenzio. Ha definito “insopportabile” continuare a lavorare su tecnologie che potrebbero contribuire alla distruzione di vite umane e ha espresso rimorso per non aver preso posizione prima. Secondo il suo racconto, la consapevolezza sul potenziale impatto del suo lavoro è maturata nel tempo, anche grazie all’attività di sensibilizzazione del collettivo “No Azure for Apartheid”. Microsoft, al momento, non ha rilasciato commenti ufficiali sull’accaduto. La vicenda si inserisce in un contesto di crescente tensione tra lavoratori del settore tecnologico e grandi aziende statunitensi coinvolte, direttamente o indirettamente, in forniture strategiche per teatri di conflitto internazionali. —tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)